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Le due facce del consumo

Oggi un argomento sollevato su un forum mi aveva dato lo spunto per parlare di negozi a 99 centesimi o tutto a un euro; poi, andando in palestra, vedo sulle auto parcheggiate un volantino che promuove una festa eco-logica a favore dei mercatini dell’usato.

Come al solito, certe coincidenze sembrano fatte apposta per fare due più due o unire antipodi, per cui approfitterò di questi spunti per parlare delle due facce del consumo.

Il Lato “oscuro”:

c’è crisi, per cui molte persone non possono permettersi beni durevoli pagandoli prezzi talvolta giusti e spesso esosi. Cosa si può fare allora?

In nostro soccorso arrivano i negozi che per pochi centesimi permettono di comprare una vastissima gamma di prodotti, dallo spazzolino da denti a quello per il water, dalla carta da regalo al set di piatti in plastica o coccio, passando per piccolissimi elettrodomestici cosmetici prodotti per la casa in generale.

Il primo impatto che si ha solitamente entrando in questi negozi è la gran quantità di prodotti in plastica. Sarà PET, PVC, PP, PS…, in ogni caso è sempre un materiale altamente inquinante, derivato del petrolio e in svariati casi anche tossico per la salute. Girando per gli scaffali è spesso molto facile cadere in tentazione: come resistere a quei simpatici gadget che serviranno solo a fare polvere e ad aumentare il conto alla cassa?

Così, se entrando cercavamo solo una spugnetta per lavare i piatti, o un imbuto, all’uscita ci ritroveremo con almeno 3 o 4 oggetti in più, vanificando di fatto il risparmio che avevamo inizialmente preventivato. E, naturalmente, aumentando la quantità di suppellettili gettate nell’immondizia (si spera nel cassonetto della differenziata) a ogni pulizia di primavera.

Cosa succede quindi quando compriamo in un negozio “tutto a un euro”?

Che il risparmio diventa spesso effimero, e che il prezzo così basso della merce non consente alle persone di dare il giusto valore al prodotto acquistato. Non si considera che per produrre a prezzi così bassi si deve per forza sotto-sottopagare i lavoratori, che si usano materie prime scadenti e non si considera l’impatto ecologico che impianti che devono per forza produrre a basso costo possono avere sull’ambiente circostante. Un’altra conseguenza da non sottovalutare è che, avendo a disposizione prodotti a poco prezzo, il consumatore è indotto a rendere obsoleto ciò che ha in casa nell’arco di un tempo brevissimo, magari per capriccio o al minimo difetto. Si va così a cadere nella trappola della società usa e getta, che gonfia le discariche e si trasmette su tutti  i generi merceologici.

 

Caso strano, a fronte di utensili o elettrodomestici usa e getta, ci ritroviamo con “alimenti” (forse il giusto termine è pseudoalimenti) che hanno una durata/scadenza superiore a quella della nostra lavatrice. Ci sarebbe da ridere, se non fosse così tragico…

 

Per fortuna, in questo post c’è anche il lato “solare”:

premesso che è stata una delle rare volte in cui ho accolto con gioia un volantino, il 21 e 22 marzo a Roma c’è un’iniziativa chiamata VIVERE L’USATO, Festa eco-logica.

Di cosa si tratta? Di una cosa semplice semplice: alcuni mercatini dell’usato a Roma aprono a orario continuato per i due giorni.

Che vantaggi se ne traggono? Come nel caso del freecycle, rimettendo a disposizione della comunità beni che a noi non servono più, riusciamo a risparmiare capitale e a impedire che beni ancora in buone condizioni finiscano la loro ancora giovane vita nella discarica. E si ha anche l’opportunità di riciclare un eventuale acquisto avventato o un poco gradito regalo di natale!

Si conosce gente, si scovano chicche introvabili, si crea un’economia alternativa a quella dei centri commerciali e dei millemila stores dell’elettronica.

I mercatini sono tanti in tutta Italia, basta andare ad esempio su www.ecomercatino.com e voilà! Si trova tutto.

 

Non lasciamo che il consumismo ci pervada, cerchiamo altre strade e rispettiamo il pianeta 😉

Le due facce del consumoultima modifica: 2009-03-17T15:12:33+01:00da
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