La civiltà della paura

Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio a riguardo di cosa questa civiltà rappresenti, se lo tolga una volta per tutte. Questa è la civiltà della paura. Abbiamo paura di tutto: dell’ignoto e del noto, delle malattie e della (troppa?) salute, dell’essere poveri e dell’essere ricchi, della solitudine e dell’amore.

Abbiamo paura di non poter essere noi stessi, ma quando ci danno la possibilità di esprimerci, ci impauriamo per la troppa libertà… e se qualcuno non apprezzasse la nostra essenza?

Ci lamentiamo, viviamo con la testa sotto la sabbia, alimentiamo le nostre paure interne con altre indotte dal sistema e dai media; niente di meglio per svegliare i nostri demoni che un bel film splatter o, fa lo stesso, un tg durante i pasti.

Taciamo per quieto vivere, per paura di suscitare reazioni negli altri, di perdere un’amicizia, i nostri averi, un misero posto di lavoro. Abbiamo sempre qualcosa da perdere, quindi, è meglio tacere e macerarci nei nostri timori.

Siamo schiavi di mille debiti, di mille carte di “credito”, di migliaia di oggetti per la sorte dei quali viviamo momenti di pura apprensione quando li lasciamo a casa (e se durante la nostra assenza ce li rubassero?). Schiavi del conto in banca, del piano pensionistico, dell’assicurazione sulla vita.

Ogni oggetto in più che entra nelle nostre vite è un elemento che carica i nostri cuori di ansia e paura per cosa gli altri potrebbero farci pur di togliercelo. Quasi ogni esperienza a pagamento è fonte di preoccupazione: un viaggio in terra straniera deve essere preceduto da mille precauzioni e magari vaccinazioni, un anello con diamanti rappresenta un rischio per la nostra incolumità, una macchina nuova attira ladri e invidie, la casa comprata con il mutuo della banca può sempre tornare alla banca se perdiamo il lavoro.

Viviamo in un mondo distorto, fatto di sola materia ma che non usa l’unica materia buona, quella grigia del cervello.

Ma se ci fermassimo a pensare un momento, capiremmo che, per come siamo messi, non c’è più nulla di cui aver paura… siamo sull’orlo del collasso, e l’unico modo per andare avanti è rimboccarci le maniche e uscire da questo sistema sociale che alimenta paura, diffidenze, odio. 

E’ nostro dovere di esseri pensanti (se ancora lo siamo) capire che non abbiamo bisogno di uno stato che continua a vivere sulle spalle di qualche milione di lavoratore sempre più tartassato e che, oltre a pagare tasse e gabelli, deve pure pagarsi privatamente qualsiasi tipo di assistenza abbia bisogno.

Bisogna uscire dal clichè che il lavoro esiste solo se esiste un “datore di lavoro”. Anche questa è una paura, che ci attanaglia stomaco e visceri e ci rende schiavi per mille euro al mese.

Fermiamoci un attimo, proviamo a sentire di cosa abbiamo veramente bisogno e iniziamo a liberarci da tutte queste paure indotte che permettono a chiunque di controllare le nostre vite.

Iniziamo ad essere noi stessi, ad esprimere con rispetto le nostre idee, a rifiutare lavori sottopagati e tartassati. La “crisi economica” vive e cresce della e nella paura della gente, togliamole forza e potere.

Basta cominciare, con piccoli passi adatti ad ognuno di noi. E’ facile, se per un attimo accantoniamo la paura.

La civiltà della pauraultima modifica: 2011-08-15T10:40:15+02:00da bibendum3
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “La civiltà della paura

I commenti sono chiusi.