Chees connection – il processo

Fonte: informare per resistere

Si apre a Cremona il processo che riguarda uno degli scandali alimentari più gravi degli ultimi anni. A giudizio Domenico Russo, il titolare di un’azienda di lavorazione di prodotti caseari, la Tradel, che utilizzava merce scaduta per un ‘semilavorato’ che poi finiva di nuovo sulle tavole degli italiani sotto forma di formaggi filanti.

Tonnellate di chili di formaggio e mozzarella, scaduti da tempo, coperti di muffe e persino pullulanti di vermi, custoditi tra i topi. Merce da buttare via, trasformata invece in nuovo formaggio per le tavole degli italiani. Un’operazione sistematica, condotta per anni da una rete di aziende sparse su tutto il territorio nazionali, disposte a violare le regole fiscali e sanitarie per aumentare il guadagno ai danni dei consumatori: vi hanno preso parte colossi nazionali e ditte familiari, dalla Sicilia alla Germania, con la centrale della truffa nel cuore del distretto caseario della pianura padana.

E oggi a Cremona prende il via il processo per questo scandalo. Dieci le persone rinviate a giudizio, tra imprenditori e funzionari pubblici della Asl. Contestati i reati di adulterazione di sostanze alimentari, abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. Al di fuori delle responsabilità penali, i video, le foto, le intercettazioni e i documenti che potrete leggere ed ascoltare dimostrano come la produzione sia proseguita in condizioni vergognose. E sia stata portata avanti per anni, almeno dal 2004 al 2007.

Scarti di prodotti lattiero-casearia, destinati alla discarica o a essere trasformati in mangimi per animali, sono invece stati mescolati ad altri formaggi e fatti ritornare nella catena distributiva: li lavoravano senza nemmeno toglierli dalle buste. E quanto un prodotto era scaduto, si cambiava l’etichetta. Perché ? come dice una segretaria nelle intercettazioni che potrete ascoltare ? “tutta la merce che vi mandiamo è scaduta”.

L’attività sotto accusa, documentata dal 2004 al 2007, aveva risvolti nauseabondi: scarti di prodotti lattiero-caseari, destinati allo smaltimento o all’alimentazione animale, trattati e mescolati a formaggi destinati al consumo umano e reimmessi nella catena distributiva. La Guardia di finanza, che per prima ha fatto luce sul mercato degli scarti, ha potuto documentare
l’utilizzo di prodotti avariati e l’amalgama con muffe, inchiostri, residui di plastica, vermi, escrementi di roditori. Secondo l’accusa, gli amministratori e i responsabili delle due società accusate dell’attività di adulterazione, la Tradel srl e la Megal spa, hanno potuto agire indisturbati grazie alla connivenza di cinque funzionari pubblici del dipartimento di prevenzione veterinaria dell’Asl di Cremona. Controllato e controllore come topi nel formaggio, dati i guadagni che provenivano dal riciclaggio degli scarti. L’associazione Altroconsumo è parte offesa nel processo ed è presente in aula. Commenta il presidente Paolo Martinello: “In questa vicenda sono stati ridotti in poltiglia la tutela della salute dei consumatori, le regole nell’agire di imprese produttive e distributive, il ruolo di garante e controllore super-partes dell’azienda sanitaria pubblica”.

 

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cheese-connection/2112129&ref=hpsp

Chees connection – il processoultima modifica: 2009-10-15T08:29:00+02:00da bibendum3
Reposta per primo quest’articolo