La disponibilità infinita

E’ bello vivere in un centro urbano, ancor di più se intorno ci sono tanti bei centri commerciali. E’ bello perchè si ha la possibilità, sette giorni su sette, di poter comprare qualsiasi cosa, utile o futile che possa essere, che ci viene in mente. Ho già scritto altre volte di queste realtà moderne che stanno velocemente sostituendo parchi e piazze urbane, ma stavolta ho toccato con mano i meccanismi che consentono agli utenti finali di poter gironzolare allegri in questi luoghi tutti i giorni della settimana.

Cominciamo a parlare proprio della disponibilità infinita che una persona deve dare al centro commerciale se decide di lavorare al suo interno:

  • le domeniche non esistono, e molto spesso nemmeno le “feste comandate”. Se hai bisogno di prenderti un giorno festivo per un pranzo in famiglia piuttosto che una cerimonia piuttosto che un qualsiasi altro evento, devi essere pronto a scambiare turni e favori. Se poi necessiti di un fine settimana, potrebbe essere necessario il nullaosta del segretario pontificio.
  • non esistono nemmeno gli orari normali, perchè il negozio rimane aperto fintanto che è aperto tutto il centro. Così, se chiude alle dieci di sera, capita che chi ha quel turno torni a casa alle dieci e mezza o alle undici. E questo sacrificio l’ha fatto per venderti un paio di mutande…
  • devi vendere, vendere, vendere. Perchè gli affitti in generale e in un centro commerciale in particolare sono cari assai, e se non vendi non rientri delle spese. Pertanto, non è solo il venditore di abbigliamento quello costretto a proporti tutto il negozio, ma qualsiasi commesso di qualsiasi negozio. E quindi, potrebbe capitare di entrare in un esercizio e chiedere una cosa, e sentirti dire “vuole altro? le posso proporre questo abbinamento? due etti di mortadella appena arrivata glieli faccio? … Se in un contesto di abbigliamento o alimentare è prassi accettata, meno dovrebbe esserlo in ambito medico/sanitario/naturale ma, essendo la legge del commerciante uguale per ogni esercizio, non c’è distinzione di categoria merceologica.
  • alcuni centri commerciali ti impediscono di chiudere per qualsiasi motivo la porta del negozio. Se per pura disgrazia il malcapitato esercente o dipendente che, trovandosi da solo, incappa in un’urgenza fisiologica, è costretto a tenersela fino a quando non arriva il cambio turno o gli esplode la vescica. Il tutto, come sopra, magari per venderci un paio di mutande.
  • le persone che lavorano dentro questi luoghi, salvo alcune eccezioni, vivono per un tot di ore alla settimana in luoghi bui, illuminati sempre e soltanto dalla luce artificiale. Se ci fate caso, la disposizione dei negozi l’uno attaccato agli altri senza soluzione di continuità e con tutte queste lucine, ricorda vagamente i fornetti dei cimiteri con le lampade votive.

L’elenco è certamente più lungo, e questo post potrebbe essere in futuro aggiornato. Ma, se anche solo questi quattro punti fossero i soli e unici, volendo riassumere se ne potrebbe ricavare la seguente considerazione:

La pessima abitudine di voler esercitare il diritto all’acquisto per sette giorni alla settimana ha portato una serie di imprenditori ad occupare dei bui loculi all’interno di moderne strutture che simulano (o vorrebbero) delle piazze di mercato. Questa occupazione rende di fatto chi occupa il fornetto e offre il servizio uno schiavo al servizio dell’acquisto facile e del consumatore compulsivo o che non ha di meglio da fare. Gli occupanti dei fornetti hanno libertà limitate, sia nell’espressione di proprie opinioni che di funzioni corporali o di vita sociale, e hanno in testa solo l’obiettivo di chiudere la giornata con la cassa piena: per venderti un articolo e anche più sono disposti a tutto, e taluni non guardano in faccia nessuno. Ergo,  per questioni delicate sarebbe il caso di rivolgersi altrove.

Per concludere, faccio un appello a tutti coloro che la domenica frequentano assiduamente questi luoghi: non volendo, state legittimando una forma di schiavitù che impedisce ad altre persone come voi di passare con la loro famiglia quelle ore che voi passate con la vostra al centro commerciale. Non volendo, state affidando i vostri gusti, le vostre scelte e talvolta la vostra salute a qualcuno che non è lì per darvi dei consigli, ma per sbancare la giornata. Involontariamente, state producendo danni all’ambiente perchè i costi ambientali che il pianeta deve sostenere per “tenere” aperti quei mostri succhiaenergia sono mostruosi. E, cosa da non tralasciare, state perdendo il contatto con l’aria aperta e la fate perdere a quei novelli sepolti vivi che vi sorridono da quelle lapidi di vetro.

La disponibilità infinitaultima modifica: 2011-05-16T08:24:29+02:00da bibendum3
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “La disponibilità infinita

  1. Treviso per questo motivo si sta vuotando. L’intera provincia è piena zeppa di centri commerciali, appena 2 nuovi visti pubblicizzati ovunque. Anche gli uffici pubblici stanno tutti migrando verso la periferia, con rammarico per chi voleva farsi 2 passi in centro storico cogliendo l’occasione di dover andare in qualche ufficio per delle pratiche.
    Aggiungo a tutto quello che hai detto anche l’inutilità di tutte quelle cose acquistate in balia del “clima da centro commerciale”…
    E.

I commenti sono chiusi.