L’era delle specializzazioni – aka il posto fisso è noioso

Ci stiamo specializzando, ognuno di noi nel suo piccolo è specializzato in qualche ambito, quindi si può dire sia uno specialista. Ma abbandoniamo subito l’idea Hollywoodpacchiana (clicca qui) dell’eroe esperto e vendicativo, e torniamo alle nostre specializzazioni: chi siamo e cosa facciamo? di solito, ognuno ha grande esperienza su una piccola area di sua competenza, e all’interno della stessa ha magari la sua specifica piccola nicchia, al di fuori della quale diventa pesce fuor d’acqua.

Questa settorializzazione, poco funziona in tempo di crisi: più è alto il livello di conoscenza settoriale di un micro particolare, maggiori sono le possibilità di rimanere a casa se le aziende chiudono.

Lo specialista in Italia che perde il lavoro ha poco modo di ricollocarsi in altri ambiti: per chiusura mentale (del singolo e delle aziende) o per disabitudine sociale,  non è in grado di trasformare la sua esperienza pluriennale in un nuovo lavoro, in nuove conoscenze e contributi da portare alla comunità. In parole semplici, non ti vogliono.

E in questo, interviene Monti a darci coraggio: il posto fisso è noioso, dice, ma vallo a spiegare a tutti quei poveracci che lavoro non riescono più a trovarlo perchè il loro curriculum da ingegneri super geniali non è adeguato per fare il cassiere in un supermercato.

Così, se finora molti di noi avevano creduto che entrare nel particolare sarebbe stata la mossa vincente per una carriera fulminante, di questi tempi stiamo forse considerando il fatto che ci siamo infilati in un imbuto nel quale siamo rimasti incastrati. La nostra generazione è cresciuta con la convinzione che c’è un mestiere (e quindi un omino) per tutto: dall’idraulico al pittore, passando per le mille differenze di mestiere tra i medici, e continuando in qualsiasi campo con altisonanti appellativi anglofoni che fanno bella figura sui biglietti da visita ma che poi quando spieghi agli altri cosa fai non riesci a capirti neanche tu. Strutture su strutture, vertici gerachici (o orizzontali) su vertici, nella nostra quotidianità abbiamo bisogno di schiere di “omini” che con la loro specializzazione risolvano le nostre faccende.

Certo, potremmo pensare, ma così facciamo lavorare tanta gente: prima di medico c’era solo quello curante e al limite il chirurgo, ti serviva qualche rattoppo in casa chiamavi zio Gino che aveva le mani d’oro e sapeva far tutto, volevi mangiare e andavi a raccogliere la verdura nell’orto dietro casa… e come fai a lanciare l’economia e l’illusione della crescita infinita se ti rendi completamente o quasi autosufficiente?

Sfortunatamente, questa creazione mostruosa di decine di migliaia di nuove figure, ci ha reso decisamente meno autonomi e del tutto dipendenti dal sistema; abbiamo un lavoro (forse), ma non siamo più in grado di procacciarci del cibo o di costruirci un tetto sulla testa. E questo significa non essere più liberi ma dipendere totalmente da un sistema economico e sociale che quando vuole può staccarci la spina del respiratore artificiale.

Abbiamo assorbito dentro di noi la parcellizzazione del mondo e lo abbiamo diviso in tante piccolissime scatole (talvolta matrioske) nelle quali ci chiudiamo e dalle quali scrutiamo impauriti tutte le altre scatole. Chi ci impedisce di aprirle e iniziare a “lavorarle”?

Siamo diventati poco elastici, non ci passa neanche per la testa se non quando proprio non se ne può più di cambiare totalmente vita e mandare a quel paese il “posto fisso” o le altre abominevoli, aberranti derivazioni. E nemmeno reagiamo con adeguatezza quando un ricco sfondato dall’alto della sua poca benevolenza ci dice che dovremmo adeguarci ad essere precari: lui e le sue prediche, insieme a questo sistema di coercizione mentale che ci induce a essere consumatori e non persone, dovrebbero solo che andare nel cassonetto per l’indifferenziata.

Il posto fisso può essere un concetto che a qualche grande, moderno stratega proprio non va giù, ma per come è messa l’Italia e per le garanzie che le banche chiedono quando compri casa, è necessario; così come è necessario se hai una famiglia da far mangiare tutti i giorni o debiti da saldare ogni fine del mese.

Il posto fisso può essere abbandonato, a patto che si cambi vita e si esca dal sistema delle multinazionali, dei centri commerciali succhia anima, dei gadget tecnologici che creano bisogni ogni 5 minuti, della televisione spazzatura. Ma deve essere una decisione che nasce dalle persone, e non una esternazione di chi di posti fissi ne ha avuti a profusione e ha sempre dormito con la pancia piena.

Poi, come ogni cambiamento epocale, si può sempre affrontare la faccenda con calma e tranquillità, iniziando poco alla volta ad ampliare le nostre scarse vedute: un giorno impariamo a fare la pasta, un altro giorno a riparare un sifone, la volta dopo partecipiamo ad un piccolo corso di agricoltura.

L’era delle specializzazioni sta finendo, arriviamoci preparati!

L’era delle specializzazioni – aka il posto fisso è noiosoultima modifica: 2012-02-07T09:26:00+01:00da bibendum3
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